venerdì 23 settembre 2011

Torta ai pistacchi di Bronte

Pistacchi profumati. Pistacchi di Bronte appena ricevuti in dono. Pistacchi verdi. Fieri del loro colore. Pistacchi irriverenti. Pistacchi stupendi.
Nasce così questa torta, adattando la ricetta, presa un pò qui ed un pò lì... Cercando di trovare i sapori vecchi, la consistenza perfetta, il pezzetto di paradiso racchiuso in una fetta.
La aspettavano tutti. La volevano proprio. E' sparita in un attimo. Sicuramente da rifare.
Per noi Siciliano il pistacchio è prezioso come l'oro ed ha il colore degli smeraldi più puri e rari. E' un dono. Un privilegio. Un orgoglio. Un vanto. Perchè è così! I Siciliani si vantano. Sono spavaldi. Sono duri fuori. E morbidi dentro... Come un dolce in fondo... Sotto la glassa, c'è sempre un cuore morbido.
Questa è la mia torta... Una delle più buone fino ad ora fatte.


STORIA:
Il pistacchio (dal greco Pistàkion) è una pianta originaria del bacino Mediterraneo (Persia, Turchia), coltivata per i semi, utilizzati per il consumo diretto, in pasticceria e per aromatizzare gli insaccati di carne.
Non è esagerato dire che è una pianta vecchia tanto quanto il mondo. Era noto e coltivato, infatti, dagli antichi ebrei e già allora ritenuto un frutto prezioso.
Per la prima volta la parola “pistacchio” nell’Antico Testamento, successivamente nella Genesi, (origine-nascita del mondo) capitoli 42/43 versetto 11.
Assieme ad altre piante allora molto apprezzate, il pistacchio è riportato nell’obelisco, monumento celebrativo, fatto innalzare da Assurbanipal I° (re dell’Assiria, attorno al 668-626 a.C.), nella città di Kolach.
Ma era già noto alle popolazioni orientali: Babilonesi, Assiri, Giordani, Greci sin dal III secolo a. C. come pianta dai principi curativi, potente afrodisiaco e come antidoto contro i morsi degli animali velenosi, chiamato secondo alcuni “fostak” o “fostok” e derivante secondo altri dal persiano “fistij”.
Plinio il Vecchio, autore dell’Historia Naturalis, cap. X-XIII, datato attorno al 77 d.C. ci parla di Lucio Vitellio (Pretore o Governatore romano in Siria) il quale attorno al 20-30 dopo Cristo introdusse in Spagna e Italia, a seguito le conquiste romane, la pianta. Sempre in quel periodo le coltivazioni si diffusero in Liguria, Puglia, Campania e Sicilia. Nelle regioni italiche, non trovando la pianta condizioni climatiche favorevoli, bel presto inselvatichì passando da fruttifera a legna usata per usi domestici. Ancora i Romani chiamarono “frastuchera locus” lo spazio, il luogo o posto dove si produceva il pistacchio.
Attorno al 900 D. C. gli Arabi, erano sbarcati in Sicilia e più precisamente a Marsala, ne iniziarono la coltivazione “inestando li salvatichi cò la coltivazione diventano domestichi”, per via di marze.
Di questi ultimi, ancor oggi, nella parlata dialettale conserviamo i termini “frastuca e frastucara” che stanno ad indicare rispettivamente il frutto e la pianta. Termini corrotti derivanti dall’arabo “fristach” e “frastuch”. Naturalmente trattasi di traslitterazione dal momento che il suono della “p” mancando in lingua araba viene reso con la “f” o la “b”. Nel dialetto brontese dei nostri nonni il termine “frastucata” indicava un dolce a base di pistacchio e “frastuchino” il colore verde pistacchio.
Furono gli Arabi, dunque, strappando la Sicilia ai Bizantini, ad incrementare ed a attrezzarsi nella coltivazione del pistacchio che nell'Isola, particolarmente alle pendici dell'Etna, trovò l’habitat naturale per uno sviluppo rigoglioso e peculiare.
Nelle sciare del territorio di Bronte si realizzò uno straordinario connubio tra la pianta ed il terreno lavico che, concimato continuamente dalle ceneri vulcaniche, favorì la produzione di un frutto che dal punto di vista del gusto e dell’aroma, supera come qualità la restante produzione mondiale.
Qui, in un terreno sciaroso e impervio (i "lochi", così sono chiamati ancora i pistacchieti), il contadino brontese ha bonificato e trasformato le colate laviche dell’Etna in un insolito Eden, realizzando il prodigio di una pianta nata dalla roccia per produrre piccoli, saporiti frutti della più pregiata qualità, di un bel colore verde smeraldo, ricercati ed usati in pasticceria e gastronomia per le loro elevate proprietà organolettiche.
Oggi, del vasto territorio brontese (25.000 ettari), sono coltivati a pistacchieti quasi 4.000 ettari di terreno lavico, con limitatissimo strato arabile e con pendenze scoscese ed accidentate, poco sfruttabile per altre colture bizzantine.


INGREDIENTI:
100 g di farina 00
250 g di pistacchi
250 g di zucchero
4 uova
100 di burro fuso
1/2 tazzina di liquore Maraschino o Limoncello
Un pizzico di sale
1/2 bustina di lievito

PROCEDIMENTO:
Sciogliere il burro e lasciar raffreddare. Tritare i pistacchi finemente e tenere da parte. Separare i tuorli dagli albumi e montare a neve ferma quest'ultimi. Lavorare i rossi con lo zucchero, il burro fuso e il liquore, fino ad ottenere un composto spumoso. Incorporare la farina e il sale. Aggiungere i pistacchi tritati e lavorare con un mestolo di legno (il composto risulterà molto asciutto). Incorporare delicatamente di albumi ed aggiungere il lievito. Infornare a 180° per 40 minuti.

La torta può essere farcita di crema di pistacchi ( Fantastica! Ne avevo un barattolo a casa ma ho preferito conservarla per le "grandi occasioni"), oppure ricoperta di Nutella e granella di pistacchi. Io ho voluto presentare la torta nella sua "purezza" e l'ho semplicemente spolverata di zucchero a velo.



La DolceMela

6 commenti:

  1. Buonissima questa torta!!!! Con i pistacchi, li adoro!!!!

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  2. Che spettacolo questa torta ai pistacchi...appena farà più fresco me la voglio fare! peccato che qui da me i pistacchi costino come l'oro...ma pazienza, per una volta si può fare! un bacio

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  3. Ciaoo.. grazie del commento al mio blog!!!! Ma guarda qui.. io adoro i pistacchi.. non so cosa darei per mettere mano su queli di Bronte.. in assoluto i migliori!!! Ottima la tua torta... sa proprio di soffice... ma anche la torta di mele qui sotto non scherza affatto!!!! baci e torna a trovarmi.. :-)

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  4. Piacere di conoscerti, sono appena tornata dalla Sicilia e neanche a dirlo ho portato a casa un po' di pistacchi di Bronte. La tua torta sembra perfetta per usarli, appena posso la provo sicuro!

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  5. Ciao, eccomi! ti ringrazio per la visita, ti seguirò con piacere e la ricetta di questa torta è già stata annotata :) Buona serata Liz

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