mercoledì 31 agosto 2011

Imitando Biscotti famosi! Cacao, vaniglia e cioccolato bianco

Domani c'è il test per l'università. Ed io sono qui. Davanti al pc... E non voglio studiare. Non voglio ripassare. Lo faccio da un mese e mezzo, adesso basta! Eppure sento, come sempre, dentro la mia coscienza parlare sottovoce, con la sua vocina stridula mi dice "Studia. Devi studiare. Se non entri sarà solo colpa tua. Dov'è finita la determinazione? L'ambizione?" Bla Bla Bla!
Io ho voglia di viaggi... Ho voglia di scoprire. Ho voglia di assaggiare. Ho voglia di imparare... Ho voglia di nuovo.
Sarà che l'avvento di Settembre mi carica di aspettative, di forza. Sarà che mi sento sempre un pò così quando qualcosa finisce ed un altra sta per cominciare. Sono fermamente convinta che la vita sia fatta solo di questo, soprattutto di questo. Di inizi e di fini. In un ciclo eterno e mai stanco. Si chiudono le porte. Se ne aprono altre. Si attende. Si gioisce. Si piange. E poi di nuovo. E ogni volta ci si sente vivi. O il contrario. Ogni volta non si perde la forza, la speranza di andare avanti, la convinzione che la volta dopo sarà migliore di quella prima. Si susseguono le stagioni. Le amicizie. Gli amori.
Anche in cucina, i sapori.
Inizio e fine. Due facce della stessa medaglia. Come testa o croce.
Questi erano i pensieri che animavano la mia mente distorta e complessa qualche pomeriggio fa. E da tali pensieri, ciò che è venuto fuori sono dei biscotti. Bianco e nero. Giorno e notte. Dottor Jekyll e Mister Hyde. Il bene ed il male. Odio e amore. Uniti, tenuti stretti, come solo gli opposti sanno fare poichè generati dalla stessa natura, da un cuore morbido. Un dolce collante. Un'esile illusione.


INGREDIENTI PER L'IMPASTO ALLA VANIGLIA:
250 g di farina 00
100 g di zucchero
100 g di burro freddo a tocchetti
1 uovo
vanillina ( o aroma vaniglia)
Mezza bustina di lievito
Un pizzico di sale

PROCEDIMENTO:
Formare una fontana con la farina insieme alla vanillina, il lievito, lo zucchero ed il sale. Aggiungere il burro a tocchetti e l'uovo. Lavorare velocemente, evitando che le mani riscaldino l'impasto. Formare una palla e avvolgere nella pellicola. Lasciare riposare per almeno mezz'ora in frigorifero.

***

INGREDIENTI PER L'IMPASTO AL CACAO:
220 g di farina 00
100 g di zucchero
100 g di burro freddo a tocchetti
1 uovo
30 g di cacao
Mezza bustina di lievito
Un pizzico di sale

PROCEDIMENTO:
Formare una fontana con la farina insieme al cacao, il lievito, lo zucchero ed il sale. Aggiungere il burro a tocchetti e l'uovo. Lavorare velocemente, evitando che le mani riscaldino l'impasto. Formare una palla e avvolgere nella pellicola. Lasciare riposare per almeno mezz'ora in frigorifero.


INGREDIENTI:
Cioccolato bianco

PROCEDIMENTO:
Stendere i due impasti separatamente e ricavare dei cerchetti. Predisporre sulla teglia foderata di carta forno ed infornare a 180° per 15 minuti circa. Sfornare, lasciare raffreddare un paio di minuti. Sciogliere a bagno maria il cioccolato bianco. In seguito unire ogni disco bianco ad uno nero con il cioccolato fuso.


Avendo poco cioccolato bianco a mia disposizione (solo una barretta da 100 g ) e poichè ho sfornato una montagna di biscotti, un'abbondante quantità non l'ho unita. Tanti biscotti sono rimasti soli, in cerca della loro metà perfetta. Dell'eterno connubio.


La DolceMela

martedì 30 agosto 2011

Ciambella al cacao.. Gnam gnam!

Ci sono quei sapori che ricordano la colazione, la mattina, il latte caldo delle giornate invernali e quello freddo delle estive, la compagnia buona, i profumi forti e dolci, che svegliano, che fanno aprire gli occhi pigri, stropicciati e addormentati. Ci sono quei sapori che ricordano l'infanzia e la voglia di cioccolato. Quando tutto deve sapere di cioccolato, di cacao, di quel delizioso nettare divino dal colore marrone, che crea dipendenza e assuefazione. Che calma. Che fa innamorare. Cacao. Cacao ovunque.

INGREDIENTI:
270 g di farina 00
260 g di zucchero
2 cucchiai di cacao amaro
3 uova
1 bicchiere di latte
1 bicchiere scarso di olio di semi
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina

PROCEDIMENTO:
Separare i tuorli dagli albumi e con una frusta elettrica montare a neve fermissima quest'ultimi. Lavorare i tuorli con lo zucchero, poi il latte e l'olio. Incorporare la farina, setacciata alla vanillina ed al lievito. Aggiungere gli albumi montati e mescolare delicatamente dal basso verso l'alto con un mestolo di legno. Separare circa 1/3 scarso del composto ed aggiungere ai 2/3 i due cucchiai di cacao. Imburrare ed infarinare una teglia col buco di diametro 24-26 cm e versare il composto al cacao. Con quello "bianco" formare cinque petali, così la ciambella avrà il disegno di un fiore. Infornare a 180° per 30-40 min.


La DolceMela

lunedì 29 agosto 2011

Torta e crema al limone

Agosto. Voglia di dolcezza e freschezza insieme. Voglia di colori vivi e di profumi forti. Voglia di cucina e di arte. Di letteratura. Penso ai uno dei poeti italiani che più mi ha stregato, penso al suo manifesto di poetica, penso ai suoi limoni... Ed ecco l'idea! Vado in cerca della ricetta adatta... In testa i versi mi ispirano.

EUGENIO MONTALE : I LIMONI
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantanoi ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.


Dall'unione di sensazioni, poesia e voglie nasce qualcosa, un esile ed improbabile frutto, inaspettato... Inaspettato come gli eventi che sconvolgono la vita...


TORTA AL LIMONE

INGREDIENTI:
300 g di farina 00
250 g di zucchero
3 uova
1 bicchiere olio di semi
1 bicchiere latte
1 bustina di lievito
Succo di 3 limoni
Scorza grattuggiata di 1 limone.
1 limone (per la decorazione)

PROCEDIMENTO:
Separare i tuorli dagli albumi e montare quest'ultimi a neve fermissima. Lavorare poi i tuorli con lo zucchero e aggiungere latte, olio ed il succo dei limoni. Incorporare bene la farina ed il lievito. Infine aggiungere gli albumi montati a neve mescolando delicatamente con un mestolo di legno dal basso verso l'alto.
Foderare con la carta forno il fondo di una teglia rotonda ed imburrare ed infarinare le pareti. Cospargere il fondo con 4 cucchiai di zucchero e disporre armoniosamente delle fette di limone di spessore di circa 3 mm. Versare in seguito l'impasto ed infornare a 180° per 40 minuti circa. Una volta cotta (verificare sempre con uno stuzzadenti) lasciar raffreddare e frocedere con l'operazione di farcitura.


CREMA AL LIMONE:

INGREDIENTI:
1 bicchiere di acqua
1 cucchiaio di farina
150 g di zucchero
Succo di 2 limoni

PROCEDIMENTO:
Versare l'acqua in un pentolino, aggiungere lo zucchero ed in seguito la farina, evitando la formazione di grumi. Incorporare il succo di limoni e porre tutto sul fuoco. Lasciare addensare per qualche minuto. Ed in seguito raffreddare.



Estrarre la torta dalla teglia, ponendo in alto la parte decorata con le fette di limone. Tagliare a metà la medesima e farcire con un modesto strato di crema.
Qualora dovesse avanzarne (a me è successo perchè ho preparato una doppia dose) cospargere leggermente anche la superficie in modo da renderla lucida.


La DolceMela

sabato 27 agosto 2011

Biscotti di Pasta Frolla.

In attesa dell'acquisto di una teglia per i muffins, mi diletto a sfornare biscotti. Ecco dei biscotti semplici di pasta frolla, ottimi per la colazione, insieme al latte e/o caffè, per una merenda, da divorare sul divano davanti la televisione.
Ottimi per quella peste di mio nipote, che li rubava dal piatto tra una sfornata e l'altra.


INGREDIENTI:
500 g di farina 00
200 g di zucchero
2 uova
200 g di burro
1 bustina di lievito
1 bustina di vanillina
1 cucchiaino raso di sale

PROCEDIMENTO:
Formare una fontana con la farina, setacciata al lievito, vanillina, zucchero e sale. Al centro aggiungere le uova ed il burro a tocchetti. Lavorare l'impasto velocemente. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola e lasciare riposare per almeno mezz'ora. Dopo stenderla con un mattarello ad uno spessore di circa mezzo centimetro. Con delle formine a piacere, o semplicemente un bicchiere, formare i biscotti, disporli sulla teglia coperta dalla carta forno ed infornare a 180° circa (dipende anche dal forno). Infine lasciar raffreddare i biscotti, disporli in un piatto da portata e cospargere tutto di zucchero a velo.
Si conservano bene in un contenitore per più di una settimana!


La Pasta Frolla deve il suo nome alla sua particolare consistenza. Non dura, nè elastica. Ma friabile. E tale friabilità è dovuta al burro che in cottura si scioglie formando delle bollicine nella pasta.
Un impasto simile era già conosciuto a Venezia intorno all'anno 1000, quando si cominciò ad utilizzare la canna da zucchero, importata dall'Egitto e dalla Siria. Venne in seguito perfezionata intorno al '700 ed utilizzata per i pasticci di carne ed i timballi, fino ad essere inserita nei primi manuali di cucina.

La DolceMela

Pollo al Curry - Variazione... Con amore!

Giovedì sera: Le persone care ci sono tutte. La festa in paese anche. L'aria giusta. Le scarpe no. Quelle sono sempre scomode. La notte è lunga. Come il muretto su cui mi siedo, oltre il quale i fuochi d'artificio illuminano il cielo. Lo colorano di luci, boati e malinconia. E poi a letto con l'amica cara.
Venerdì mattina: La sveglia? Quale sveglia? Nessuna sveglia. Alle 12, minuto più minuto meno, apro gli occhi. Veloce chiamata alla Sorella-non-di-sangue-ma-di-cuore. Caffè. Bagno. E via.
Venerdì pomeriggio: Giro per negozi. Prove, commenti, valutazioni, sconti che mettono a tacere la coscienza e ti fanno credere che non stai spendendo troppo, che la spesa è ottima. "Un vero affare, credimi!". Multa. E chiosco per lavare dal palato il gusto amaro dell'ingiustizia stradale appena subita.

Ci sono piaceri, come questi, che sono semplici e non hanno bisogno di chissà cosa. Non hanno bisogno di nulla. Bastano a loro stessi. Ci sono. Sono forti e vivi e li senti, a tua volta li vivi. E sento gente che dice che per noi giovani "non c'è un cazzo da fare", che ci si annoia solamente... Non so, credo semplicemente che parta tutto da dentro. Che ciò che ci circonda non c'entri nulla! Che la fiamma, l'esplosione, la risata siano figlie di ciò che misterioso e senza nome abita dentro ognuno di noi. E' anche la compagnia che cambia tutto. E' anche la voglia che decide. E' la spensieratezza.

Basta un pranzo con le persone a cui vuoi bene, quelle che senti vicine, quelle con cui ridere, sbagliare, strafare, spettegolare, insultare, esagerare col gelato, col pane, con le parole, le reazioni, le confessioni.
Basta la padrona di casa che ti apre la porta, il frigorifero, l'armadio, il cuore. Ti offre ciò che ha. Ti presta il vestito ancora col cartellino, ti compra la confezione di zucchero a velo perchè è stanca di vedertelo preparare col frullatore. Quella che ti cucina Il Pollo al Curry con lo yogurt magro perchè sa che sei a dieta e vuole assecondare le tue manie folli, nonostante dopo sappia che divorerai ben due bicchieri di gelato. Quella che ti aspetta. Ti aspetta perchè tu devi aiutarla, devi imparare la ricetta, per poi postarla nel blog nuovo di zecca.
Amore. Sempre amore. Nelle sue svariate manifestazioni.

INGREDIENTI (Per 4 persone, nel mio caso l'amica, la sorella di sangue, quella non-di-sangue-ma di cuore e la sottoscritta) :
400 g di pollo, fette molto spesse
2 vasetti di yogurt magro (o altri gusti)
1 peperone di medie dimensioni
1 cipolla piccola
Olio extravergine d'oliva
Curry
Sale

PROCEDIMENTO:
Affettare molto sottile la cipolla e soffriggerla nell'olio d'oliva in una padella antiaderente. Dopo un paio di minuti aggiungere il peperone tagliato a dadini e lasciare cuocere a fiamma bassa per 5-6 minuti aggiungendo poca acqua. Tagliare a tocchetti il pollo e lasciarlo rosolare insieme al soffritto di cipolla e peperoni, aggiungendo se necessario altra acqua. Salare il tutto. Quando il pollo è bello colorato incorporare circa un vasetto e mezzo (o due, in base ai gusti) di yogurt e un abbondante cucchiaio di curry. Lasciar addensare sul fuoco la salsa che prenderà il tipico colore giallo intenso. Servire caldo ed accompagnare con del buon pane o del riso bianco.


La DolceMela

venerdì 26 agosto 2011

Pancakes

Una storia da raccontare. Ecco cosa serve. L'origine dei famosi pancakes, tipica colazione americana? L'etimologia del termine? Aneddoti e leggende?
No. Stavolta no. Stavolta racconto la mia storia. Sono particolarmente legata a queste magiche, gustose frittelle. E ahimè dopo averle assaggiate la prima volta sono diventate la mia droga! Sono state colazione, meranda. Hanno sostituito pranzi e cene.. Ma partiamo dall'inizio!
Fin da piccola, guardando i film americani, quelli in cui tutta la famiglia si riunisce a far colazione e la mamma prepara i pancakes semplici, ai mirtilli, col burro, con lo sciroppo d'acero o chi più ne ha più ne metta, ho sempre desiderato gustare, divorare forse è il verbo che fa al mio caso, questa prelibatezza.
Ma ho dovuto aspettare un pò prima di esaudire cotanto desiderio.
Poi una carissima persona, una "sorella non di sangue" ma di cuore, va a Londra e da quella fantastica città mi porta una confezione di questi dolcetti precotti, da scaldare semplicemente in padella... Accadde così che assaggiai i miei primi pancakes!
E' passato qualche anno. Arriva la maturità. Ed anche un'amica folle. Di quelle che piombano nella tua vita senza preavviso, con la loro forza, con la prepotenza di dover far parte dei tuoi giorni, della tua quotidianità.
Finisce la scuola. Comincia il conto alla rovescia. Prima gli scritti e poi gli orali. Ogni giorno insieme. Ogni giorno a studiare. A provare a studiare. A capire qualcosa, nonostante il caldo, la voglia d'estate e di libertà, di sognare ad occhi aperti. Tra Seneca, Tacito, Callimaco, Apollonio Rodio, Trigonometria, Fisica, riassunti incomprensibili, attimi di panico, lacrime e riso, tra ripetizioni senza senso, lotte estreme, calcoli e memoria sotto stress svuotavamo il frigorifero, la cucina...
Un pomeriggio, uno dei primi, lei mi guarda e mi dice: "Pancakes?". Ed io, senza parole, occhioni stile "gatto con gli stivali in Shrek", annuisco energicamente con un movimento del capo.
Da allora fu la fine.
Ogni giorno, ad ogni ora, con qualunque scusa, anche senza motivo, è tempo di pancakes, di mangiare quantità industriali di pancakes!
Oggi cerco di disintossicarmi da questa temibile droga. Ma ancora conservo il ricordo vivo di quel fantastico pomeriggio. Di quel NOSTRO modo di evadere dalle ansie, dalle paure, dal timore di non essere all'altezza. Perchè si sa, insieme tutto può essere superato. I miracoli dell'amicizia!
Adesso rimpiango quei momenti, quel periodo, passato da poco ma non più percettibile, come se fosse stato vissuto da un'altra me. In quei giorni ero VIVA come non mai.


INGREDIENTI:
200 g di farina 00
200 ml di latte
2 uova
2 cucchiai da tè di lievito in polvere
1/2 cucchiaio da tè di sale
1 cucchiaio da tè di zucchero
2 cucchiai di olio

PROCEDIMENTO:
In un recipiente sbattere le uova con il latte e l'olio ed in seguito incorporare i solidi: farina, sale, zucchero ed infine il lievito. Se il composto dovesse risultare troppo liquido aggiungere della farina, in caso contrario del latte. Lasciare riposare 5 min circa. Nel frattempo riscaldare un padellino antiaderente (a piacere ungerlo leggermente con un pò di burro, io evito per simulare un piatto più leggero!) e versare un mestolo piccolo (circa tre cucchiai) formando un cerchio di diametro circa di 10 cm. Appena si formano delle bollicine sulla superficie capovolgere la frittella e lasciarla cuocere per un minuto. Procedere fino all'esaurimento del composto. Servire con il buonissimo sciroppo d'acero, o miele, frutta, cioccolato fuso, panna montata, gelato, marmellata, nutella, zucchero a velo... Io li ho provati tutti!


Spesso capita che velocizzo ed alleggerisco la ricetta sostituendo alle uova e all'olio del latte in aggiunta, senza seguire delle dosi, semplicemente ad occhio! Il risultato è comunque ottimo!

La DolceMela

giovedì 25 agosto 2011

Piccoli peperoni rossi ripieni

Ricchi di vitamine, soprattutto la C utile ed essenziale per il nostro organismo, i peperoni sono un vero toccasana! Si prestato a svariate preparazioni, versatili, corposi, BUONI! Perfetti nelle insalate leggere ed estive, nei sughi, come ottimo contorno od insieme a carni (esempio classico e gustoso il pollo con i peperoni).
Importato dall'America, Cristoforo Colombo in persona descrisse l'ortaggio così: "Esso può considerarsi vera e propria pietanza, per chi riesca a sopportare il suo gusto assai forte..." .
Denominato in seguito dai botanici medievali "Capsicum annuum", dalla parola greca Kapto (letteralmente "Mangio avidamente"), non venne gradito dai palati del tempo, soprattutto da quelli raffinati e delicati degli aristocratici che non riuscivano a sopportare il gusto tanto deciso. Per questo il peperone riscosse maggiore successo tra le classi medie ed i poveri.
Il paziente lavoro compiuto nei secoli da parte degli agricoltori sul peperone diede origine alle varietà dolci che tutti conosciamo oggi. Ed a partire dal XX secolo si diffuse largamente, diventando così un alimento insostituibile dei nostri piatti!

Avevo voglia di peperoni oggi.. Apro il frigorifero e li trovo lì, soli, indifesi, INVITANTI! Piccoli, profumati e rossi... Ok! All'opera!

INGREDIENTI:
12 peperoni rossi piccoli (io avevo quelli di forma allungata)
Pangrattato
2 cucchiai pieni di salsa di pomodoro
50-60 g di Pecorino (o per un gusto meno forte Parmiggiano)
Piccola manciata di pinoli
Olio extravergine d'oliva
Sale
Pizzico di peperoncino (facoltativo)


PREPARAZIONE:
In una padella antiaderente lasciar tostare per qualche minuto il pangrattato, versare in una piccola ciotola ed aggiungere 2 cucchiai di salsa di pomodoro e 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva. Amalgamare bene il tutto. Aggiungere così il resto degli ingredienti: pinoli, sale, formaggio, un pizzico di peperoncino.
Farcire con il composto i peperoni, precedentemente lavati, e privati dei semi.
Disporli sulla carta forno con un filo d'olio ed infornare a 200° (la temperatura varia in base al forno) per 20-30 min. Servire tiepidi.


La DolceMela

Torta morbida al cocco

La provenienza originaria della palma di cocco è ancora sconosciuta. Studiosi di tutto il mondo hanno avanzato svariate ipotesi senza però riuscire ad affermare con certezza una.
Secondo una leggenda il cocco è addirittura il responsabile della buona riuscita di un matrimonio. Infatti durante la cerimonia nuziate si agitava sopra la testa dello sposo una noce di cocco e, dopo averla rotta, i pezzi venivano lanciati in aria affinchè gli spiriti maligni stessero lontani per sempre dalla giovane coppia.
Ancora oggi regalare una noce di cocco è segno di buon auspicio. Inoltre il frutto veniva considerato sacro, secondo leggende, per la somiglianza col cranio e spesso veniva offerto alle divinità come sacrificio al posto di una testa umana.
Non solo, facendo ruotare una noce di cocco si poteva conoscere il responso per una persona malata: se si fermava verso Oriente si salvava, ad Occidente poteva anche morire.
In Nepal il cocco è il simbolo della fertilità. I suoi frutti venivano messi in una brocca piena d'acqua per invocare la benevolenza degli dei e la pianta, tanto venerata, era considerata il simbolo di Dio.



INGREDIENTI:
200 g di farina 00
100 g di farina di cocco
3 uova
200 di zucchero
2 vasetti di yogurt bianco
1/2 bicchiere di olio di semi
1 bustina di lievito
Zucchero a velo

PROCEDIMENTO:
Separare i tuorli dagli albumi e montare a neve ferma quest'ultimi. Ai tuorli unire lo zucchero e lavorare con una frusta elettrica fino al raggiungimento di una crema spumosa. Proseguire aggiungengo uno per volta i liquidi: yogurt e olio di semi. Mescolare e poco per volta incorporare la farina 00 ed infine la farina di cocco.
Infornare a 180° (forno già caldo) per 30-40 min.

La DolceMela


mercoledì 24 agosto 2011

Caponata sugnu!

Invito a cena. Cosa preparare? Io una torta al cocco. E ci siamo. E la mamma? Bè, un suo cavallo di battaglia: la caponata! Allora mi metto lì, osservo, assaggio, bilancio i sapori.. Risultato finale? Giudicate un pò voi!

INGREDIENTI:
Sedano, carota e cipolla (per il soffritto)
3 melanzane grosse
2 peperoni grossi
Olive bianche
Qualche cucchiaio di salsa di pomodoro
Sale, zucchero, aceto Q.B.

PREPARAZIONE:
Tagliare le melanzane a tocchetti mantenendo la buccia e friggere in una padella larga e con una buona quantità di olio, lasciarle cuocere fino alla doratura. Metterle a scolare ed intiepidire. Seguire lo stesso procedimento per i peperoni diminuendo solamente la quantità d'olio. Anche questi andranno a scolare.
Nel frattempo scaldare in una padella una piccola quantità di olio extravergine d'oliva  e procedere nella cottura del soffritto di sedano, carota e cipolla finemente tagliati. Aggiungere qualche cucchiaio abbondante di salsa di pomodoro ed incorporare melanzane e peperoni precedentemente cotti. Aggiungere mezzo bicchiere abbondante di aceto e due cucchiai colmi di zucchero e dopo pochi istanti anche una bella manciata di olive bianche precedentemente snocchiolate. Salare a piacere. Lasciar evapore per 2-3 minuti e servire su un piatto da portata.
La caponata si gusta fredda ed è un ottimo contorno.



STORIA:
La Caponata è uno dei piatti pi celebri della cucina siciliana. Ne esistono diverse varianti. Diffusasi in tutto il Mediterraneo, oggi viene comunemente consumata come contorno ma fino al 1700 costituiva un piatto unico, accompagnato dal pane. L'etimologia deriverebbe dal "capone", nome con il quale in alcune zone della Sicilia viene chiamata la Lampuga, un pesce dalla carne pregiata ma piuttosto asciutta che veniva servito nelle tavole dell'aristocrazia condito con la salsa agrodolce tipica della caponata. Probabile che il popolo, non potendo permettersi il costoso pesce, iniziò a sostituirlo con le più economiche melanzane. Qualcuno sostiene che il nome del piatto derivi in realtà dalle "caupone", con cui ci si riferisce alle taverne dei marinai. Tuttavia risalire all'etimologia esatta della parola resta ancor oggi un'impresa, la si ricollega ai termini iberici di capirottata, capirotada o capironades. Ma la parola caponata potrebbe anche essere legata a quella latina "caupona", ossia taverna, ed all’aggettivo "cauponia", venendo così a significare "cibo da taverna". Seguendo una tale interpretazione, si ritiene che la caponata sia fatta di "cose varie" ed è possibile ipotizzare l’esistenza di due grandi formule di caponate: quella a base di verdure e quella a base di pesce.


Perchè Mennula?

"Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati" (Gabriel Garcia Marquez, L’Amore ai tempi del Colera).

Mennula. Mandorla in corretto italiano. Mennula per i siculi, come me.
La mennula amara e quella dolce. La mennula che riempie le nasche (narici). La mennula con i suoi sapori. I suoi fiori. Il suo guscio prezioso come uno scrigno d'oro e smeraldi.
La mandorla amara. E poi quella dolce. La mandorla siciliana, agrigentina soprattutto, la mandorla di Noto. La mandorla del passato. Delle tradizioni. E la mandorla di oggi. Moderna. Beffarda. Pregiata. Vanitosa come una donna impellettata, come una "signorinella" negli anni migliori.

Una antica leggenda della tradizione greca vuole che il Mandorlo sia il simbolo degli amori contrastati, dolorosi, disgraziati.
Fillide, principessa Tracia, incontra Acamante, figlio di Teseo, sbarcato nella sua terra per una sosta durante il viaggio verso Troia. I due giovani si innamorano perdutamente ma Acamante deve partire per partecipare alla guerra di Troia. Così la bella principessa attende il suo ritorno per dieci lunghi anni e non avvistando le navi che tornano vittoriose si abbandona alla morte.
La Dea Atena, commossa dalla storia struggente, trasforma Fillide in un albero di Mandorlo. Acamante, che in realtà non è morto, quando viene a conoscenza della trasformazione dell'amata, abbraccia la pianta. Questa per ricambiare le amorose attenzioni fa prorompere un tripudio di fiori dai colori tenui e dal profumo intenso. Da allora l'abbraccio si ripete ogni primavera.

Ecco l'origine del Mandorlo e del suo prezioso frutto. Una storia romantica, poetica, epica.
E con le mandorle io preparo dei dolcetti squisiti e semplici nella preparazione. Forse non sarà la ricetta tradizionale, ma il successo è assicurato! Vengono apprezzati e soprattutto divorati in pochissimi minuti!


INGREDIENTI:
400 g di farina di mandorle
300 g di zucchero
3 uova
1 cucchiaio di latte
mandorle pelate ( per la decorazione)

PROCEDIMENTO:
In una bastardella sbattere le tre uova con lo zucchero fino (circa 2-3 minuti) ed incorporare la farina. Una volta ottenuto un composto pastoso, non duro e nemmeno eccessivamente morbido, riempire la sac à poche e formare su un foglio di carta forno i biscotti e ad ognuno aggiungere una mandorla. Lasciare riposare 10 minuti in frigorifero (così i biscotti non si abbasseranno durante la cottura) ed in seguito infornare al 180° per 15-20 minuti.

La DolceMela

martedì 23 agosto 2011

Un pizzico di me

Come cominciare?
Fisso la pagina virtuale bianca, digito lettere, cancello, riscrivo...
E' da un pò che l'dea di creare un mio blog di cucina, letteratura, arte mi sollecita, mi accarezza, mi stuzzica. Ed eccomi qui! Finalmente ci sono riuscita.. Una vera impresa! Eternamente indecisa... Colori, caratteri, immagini, titolo... Forse ciò che realmente conta è che mi presenti per ciò che sono davvero. Io. Punto.
Sono Melania, ho 19 anni e da poco più di un mese ho conseguito la maturità classica... Adesso attendo i temibili test d'ingresso per l'università, con la viva speranza di riuscire a realizzare, a lottare almeno, per i miei sogni. Perchè si sa... I sogni sono il fuoco, il respiro, il tocco, il senso della vita.
Come sono? Chi sono? Di solito preferisco che siano gli altri a descrivermi, non vorrei tessere le mie lodi o cadere vittima di egocentrismo, narcisismo, vanità (Ahimè tutti vortici in cui mi perdo facilmente e con non indifferente gaudio)! E proprio perchè il blog tratterà di cucina, piatti, esperimenti e dosi, mi presento come se fossi una ricetta: Sulla bilancia vanno pesati insieme un pizzico di presunzione, testardaggine ed ambizione a non finire, forte senso di libertà e grande sensibilità nei confronti della vita, quella alta e nelle sue svariate forme, nell'arte e nelle sue manifestazioni. Letteratura, musica, lettura e scrittura sono le attività a cui mi dedico a cuore aperto, felice. E poi la cucina... La cucina... Perchè? Non so, forse un motivo reale non c'è. So che mi attrae. Che mi ammalia. Mi rapisce. Mi calma. Svuota. Riempie. Mi ha salvato in passato e lo farà ancora in futuro.
E' incredibile la magia che accade ogniqualvolta si mettono insieme liquidi e solidi... Il mistero della lievitazione... Il segreto degli equilibri... La ricchezza, la freschezza, l'autenticità della materia prima... Le mani e la loro tecnica, la loro sapienza... Farina, latte, uova e la magia è lì! Pronta ad esplodere! Nei suoi colori, nei suoi odori, nelle consistenze e nei sapori.
La cucina, l'arte del cucinare non è misura, non è grammo, millilitro o grado. Non è ricetta impeccabile. Non è regola. La cucina è sfrenatezza, è cura e malattia. E' arte. Deve essere ispirata. Curata. Rovinata. Deve essere occhio. Deve essere anche cuore.

La cucina ha bisogno di mani pulite e mente sporca.